cavalieri crociati in Terra Santa, si assiste progressivamente alla nascita di un fenomeno socioreligioso, la venerazione delle reliquie, che interessa, senza distinzione di ceto, tutti gli strati della società dell’epoca. La maggior parte delle “reliquie” recuperate, consistenti in vari oggetti ritenuti sacri dalla tradizione cristiana ed in pezzi anatomici sottratti alle spoglie mortali dei santi, era, tuttavia, costituita da semplici manufatti spacciati, talvolta anche involontariamente, per cimeli sacri ed esposti a pagamento alla venerazione dei fedeli per finanziare la costruzione delle cattedrali. Le reliquie più ricercate erano indubbiamente quelle relative alla Passione ed alla Crocifissione di Gesù Cristo, intorno alle quali fiorirono numerose leggende, tra cui quella, molto diffusa, secondo la quale S. Elena (257 - forse Costantinopoli 330 o 336 c.), madre dell’imperatore Costantino il Grande (Naisso, Dacia, 280 – presso Nicomedia 337), recatasi a Gerusalemme nel 323 d.C., rinvenne, nascoste in un anfratto roccioso nei pressi della città, la croce di Gesù e quelle di Disma e Gesta, i due ladroni che vennero crocifissi assieme al Figlio di Dio sul Golgota. La santa portò a
Roma il patibulum della croce sulla quale venne crocifisso Disma, il brigante che, poco prima di spirare, riconobbe i propri peccati e chiese a Gesù di accogliere la sua anima nel Regno dei Cieli.
La reliquia venne successivamente collocata in Santa Croce di Gerusalemme, ove è attualmente custodita ed è possibile ammirarla. Nel corso dei secoli, tuttavia, il numero delle reliquie della crocifissione aumentò progressivamente e quantunque Gesù si fosse immolato su una sola croce ed i chiodi con cui gli trafissero i polsi ed i piedi fossero stati tre o al massimo quattro, già nel XII secolo, in Europa, esposte nelle varie chiese e cattedrali, era possibile ammirare una decina di croci e non meno di ventisette chiodi!!
Il primo a sostenere l’esistenza di un’altra reliquia legata alla Passione, la Lancia di
Longino, fu S. Gregorio di Tours (Clermont 538 c. – Tours 594), nel VI secolo. Secondo i Vangeli Canonici, subito dopo la morte di Gesù, il suo costato venne trapassato da un violento colpo di lancia inferto da un soldato romano. I Vangeli Apocrifi ed una tradizione popolare millenaria riferiscono che, ad oltraggiare il corpo senza vita del Figlio di Dio, fu un centurione romano, Gaio Cassio Longino, soprannominato Longino l’Isaurico in quanto originario della provincia di Isauria, situata nell’attuale Turchia. Il Vangelo di Giovanni (Gv 19, 20) riporta che dalla profonda ed ampia ferita inflitta a Gesù fuoriuscirono sangue ed acqua e secondo la tradizione, la lancia del centurione romano, nel momento in cui l’estremità acuminata entrò in contatto con il sangue del Salvatore, acquistò istantaneamente straordinari poteri miracolosi.
La Lancia di Longino è strettamente legata ai miti arturiani ed alle leggende sul Santo
Graal, difatti è uno degli oggetti sacri che si susseguono nella “Processione del Graal”, descritta da Chretien de Troys in uno dei primi poemi arturiani dal titolo “Perceval le Gallois ou le Conte du Galle”, scritto intorno al 1190. Esiste anche un poema epico medievale irlandese, il “Da Shea Arturaiokta”, in cui Melora, l’indomita figlia guerriera di Re Artù, grazie alla Lancia Sacra donatale dal Re di Babilonia in segno di gratitudine per aver sconfitto il suo acerrimo nemico, il Re d’Africa, scioglie un potente incantesimo di cui era vittima l’innamorato Orlando.
Secondo la tradizione degli antichi Celti, creature provenienti dalle profondità dello spazio
siderale e successivamente divinizzate dal popolo, gli onniscienti Tuatha de’ Danaan, avrebbero regnato, in un remotissimo passato, sull’Irlanda e prima di ritirarsi per l’eternità nel Tir na n’og, il paese dell’”Età dell’oro”, avrebbero omaggiato i propri sudditi con quattro potenti oggetti magici in grado di trasmettere la conoscenza a chiunque ne fosse entrato in possesso; tali oggetti erano la Pietra di Fal, la Spada di Nuada, il Calderone di Dagda e la Lancia di Lugh. Quest’ultima, portentosa arma dai terribili poteri distruttivi e dalla cui estremità scaturiscono scintille e stilla sangue, è talmente potente che, quando il dio Lugh non la brandisce, deve essere immersa nel Calderone di Dagda ricolmo di sangue e veleno, in modo tale che non bruci e distrugga tutto ciò che la circonda.
E’ interessante notare come i quattro oggetti succitati, con delle lievi modifiche dovute alle
influenze culturali del cristianesimo, ricorrano, custoditi nel Castello del Graal, anche nelle
leggende sul Santo Calice e nei miti di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, come
riportato da varie opere della tradizione cavalleresca codificate nella “Materia di Bretagna”. La Lancia di Lugh, difatti, nel corso dei secoli, ha assunto progressivamente connotati cristiani, si è cioè “cristianizzata”, subendo una metamorfosi storico-narrativa e diventando la Lancia di Longino, l’arma magica con cui il re-sacerdote Anfortas, custode del Graal, viene ferito gravemente diventando sterile e divenendo celebre con il nome di “Re Ferito”. Il “Colpo Doloroso” inferto con la Lancia di Longino al “Re Ferito”, conosciuto anche come “Re Pescatore”, rende sterile anche la terra e fa sprofondare l’Inghilterra in un abisso di profonda desolazione, periodo noto come Waste Land, la Terra Desolata. La Spada di Nuada, nel Castello del Graal dei miti arturiani, è un’arma dotata di poteri magici e da essa hanno avuto origine molte altre spade, tutte invariabilmente pervase da una misteriosa e potente forza sovrannaturale quasi senziente: la Spada di Davide o Spada dagli Strani Pendagli, impiegata dal re Varlan per uccidere il re Lambor; la Spada Drnwyn, appartenuta al re Rhydderch il Generoso; la celebre spada nella roccia, che il giovane Artù, sotto la tutela di Myrddyn, meglio conosciuto come Mago Merlino, riuscì ad estrarre senza il minimo sforzo a Londra e che successivamente si spezzò in battaglia; l’Excalibur (o Caliburnus o
Caledfwlch o Caladbolg, letteralmente “Fulmine Solido”), forgiata da Wieland, il fabbro degli dei e donata a Re Artù da Viviana, la Signora del Lago; la spada di Carlo Magno, nella cui elsa, secondo la tradizione, venne introdotto uno dei chiodi utilizzati per crocifiggere Gesù e per questo dotata di poteri miracolosi; la Durlindana, la spada che rende invincibile il paladino Orlando nella “Chanson de Roland”. Il Calderone di Dagda è diventato invece la coppa in cui Gesù bevve il vino durante l’Ultima Cena ed in cui, secondo la tradizione, Giuseppe d’Arimatea, ricco commerciante, illustre membro del Sinedrio e discepolo segreto di Gesù, ne raccolse il sangue durante la
crocifissione: il Santo Graal. La Pietra di Fal, infine, si è trasformata nel Santo Piatto su cui venne
posta la testa di S. Giovanni il Battista. Questi quattro oggetti influenzarono profondamente la
cultura dei secoli successivi, a tal punto, secondo alcuni studiosi, da ispirare il disegno dei semi
delle carte da gioco italiane; dalla Pietra di Fal/Santo Piatto, difatti, sarebbero derivati i Denari,
dalla Spada di Nuada le Spade, dal Calderone di Dagda/Santo Graal le Coppe e dalla Lancia di
Lugh/Lancia di Longino i Bastoni.
Esemplari “originali” di Lance Sacre furono esposti nelle chiese di mezza Europa: a Parigi,
dove ne fu portato uno al tempo delle crociate, a Norimberga, a Bordeaux, a Mosca, a Vienna, a
Cracovia, dove ne fu collocato uno all’interno di una chiesa ed in Vaticano, dove i fedeli poterono
venerare ben due lance sacre. La tradizione narra che uno degli esemplari custoditi dalla Santa
Sede venne realizzato da Fineas, nipote di Aronne e gelosamente custodito da Giovanni
Crisostomo (Antiochia 344 c. – Cumana, Cappadocia 407), uno dei “Padri della Chiesa”. In
seguito la lancia venne trasferita da Gerusalemme ad Antiochia, dove fu ritrovata nel 1098 e grazie
ad essa, secondo la leggenda, gli abitanti tolsero la città dall’assedio dei Saraceni. Nel XIII secolo
re Baldovino II (Costantinopoli 1217 – forse Trani 1274), imperatore di Costantinopoli, consegnò
l’arma a Luigi IX (San Luigi; forse Poissy 1215 – presso Tunisi 1270), il quale la collocò nella
Sainte-Chapelle a Parigi, dopodiché, nel 1492, venne acquistata da Papa Innocenzo VIII
(Genova 1432 – Roma 1492).
La lancia conosciuta come Heilige Lance (Lancia Sacra) ed esposta nella Weltliche
Schatzkammer (la Stanza del Tesoro) del palazzo dell’Hofburg a Vienna, sarebbe giunta nelle
mani di Maurizio (III secolo), comandante di un distaccamento dell’esercito romano noto come la
Legione Tebana. Nel 285 d.C, i 6666 soldati di Maurizio si rifiutarono di prendere parte ad una
cerimonia pagana e senza opporre la minima resistenza, si lasciarono trucidare dal generale
Massimiano (240-50 – 310), il quale, poco dopo, venne proclamato co-imperatore da Diocleziano
(forse Salona o Spalato 243 c. – ivi 313). La Lancia di Longino passò a Costanzo Cloro (m. 306)
e quindi a Costantino il Grande, suo figlio, il quale, abbandonato il paganesimo per abbracciare la
fede cristiana, la brandì in occasione della celebre battaglia di Ponte Milvio, durante la quale, nel
312 d.C., sbaragliò le truppe di Massenzio (278 c. – 312) riportando una schiacciante vittoria. Con
il trascorrere dei secoli la Lancia Sacra passò di mano in mano, da imperatore ad imperatore e fu
grazie ad essa che, secondo la leggenda, nel 385 d.C Teodosio (Cauca, Spagna 347 c. – Milano
395) sconfisse i Goti, nel 425 d.C. il generale Flavio Ezio (390 c. – 453) respinse Attila e Carlo
Martello (689 c. – 741), nel 733 d.C., sconfisse gli arabi a Poitiers. La Heilige Lance, in seguito,
passò da Carlo Magno (742 – Aquisgrana 814) agli imperatori Sassoni, tra cui Ottone I il Grande
(912 – Memleben 973), agli Hohenstaufen, nella persona di Federico Barbarossa (1115 c. –
1190) ed infine agli Asburgo, che la collocarono nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg
a Vienna. Una volta posta all’Hofburg, venne aperta una fenditura nella lama della lancia,
all’interno della quale venne introdotto un chiodo ritenuto essere uno di quelli impiegati per
crocifiggere Gesù. Nel 1909 Adolf Hitler (Braunau, Alta Austria, 1889 – Berlino 1945), allora
ventenne, si recò in visita al palazzo dell’Hofburg per ammirare il tesoro degli Asburgo, esposto
nella Stanza del Tesoro. L’attenzione del futuro dittatore venne attirata dalla Lancia di Longino e
ne rimase talmente affascinato, quasi stregato, che sostò a lungo di fronte alla teca di cristallo che
la custodiva. Ciò che affascinò Hitler fu, in particolare, il chiodo assicurato all’asta, che la tradizione
ritiene appartenere al gruppo di tre o quattro chiodi impiegati dai romani per crocifiggere Gesù.
Walter Johannes Stein, in gioventù amico personale di Hitler, riferì che la passione del gerarca
nazista per l’occultismo ed i manufatti sacri ed esoterici nacque a seguito della bizzarra esperienza
vissuta nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg, esperienza che lo indusse a
documentarsi sulla storia della reliquia viennese. Sempre più travolto da una delirante e morbosa
passione per le scienze occulte e l’esoterismo, arrivò persino a convincersi di essere la
reincarnazione di Landolfo II di Capua (m. 961 c.), sanguinario e crudele principe longobardo e
che i poteri miracolosi della lancia lo avrebbero aiutato ad uscire vincitore dalla Seconda Guerra
Mondiale ed a conquistare il mondo. Una notte di Marzo del 1938, a seguito dell’Anschluss, ossia
dell’annessione forzata dell’Austria alla Germania, Hitler diede ordine di trasferire la Lancia Sacra
a Norimberga, dove venne provvisoriamente collocata nella chiesa di S. Caterina che diventò
ben presto un luogo di culto, un vero e proprio santuario mistico-esoterico nazista, sorvegliato e
protetto a vista giorno e notte. Fu in questa chiesa, peraltro, che il celebre compositore Richard
Wagner (Lipsia, 1813 – Venezia 1883), affiliato ad alcune Società Segrete Esoteriche tedesche
come Adolf Hitler, ambientò uno dei brani più suggestivi dei Maestri Cantori. Dopo la disfatta di
Stalingrado, Hitler ritenne che la Lancia di Longino dovesse essere trasferita in un luogo più sicuro
ed ordinò che fosse portata in un nascondiglio segreto a prova di bomba, in una galleria situata
sotto l’antica fortezza di Norimberga che venne adeguatamente attrezzata come una camera
blindata. Il 13 Ottobre 1944 i bombardieri alleati rasero al suolo Norimberga e la Oberen Schmied
Gasse (Vicolo Superiore dei Fabbri), la strada in cui si trovava l’accesso al tunnel con la camera
blindata, venne completamente distrutta. Il 20 Aprile 1945 gli alleati occuparono la città ed alcuni
individui che erano a conoscenza dell’esatta ubicazione del nascondiglio segreto della Lancia
Sacra si suicidarono prima di venire fatti prigionieri dagli anglo-americani; tra questi vi era anche il
borgomastro di Norimberga, Willy Lebel, il cui appartamento venne meticolosamente perquisito da
ignoti per assicurarsi che non vi fossero indizi che avrebbero potuto condurre gli alleati al bunker
segreto. Il 30 Aprile 1945, alle 14:10, poche ore prima che Adolf Hitler si suicidasse nel bunker
corazzato della cancelleria a Berlino, gli uomini dell’O.S.S., su ordine dello statista inglese, Sir
Winston Leonard Spencer Churchill (Blenheim Palace, Oxford, 1874 – Londra 1965), che tempo
prima aveva sottolineato “l’importante necessità strategica” di trovare l’arma, penetrarono nella
camera blindata e recuperarono la Lancia Sacra. Il generale Patton, che diresse le operazioni di
recupero della lancia, confessò ai giornali di essere stato tentato, per qualche istante, di tenere per
sé l’arma, essendo convinto, come Hitler, che essa avesse poteri miracolosi, tuttavia, prevalse il
buon senso e la lancia venne restituita all’Austria dove è tuttora possibile ammirarla all’Hofburg di
Vienna.
Nel saggio intitolato “Adolf Hitler and the secrets of the Holy Lance”, pubblicato a tiratura
limitatissima da una misconosciuta casa editrice della cittadina di Stelle, in Illinois (U.S.A.), gli
autori, il Colonnello Howard A. Buechner ed il Capitano Wilhelm Bernhardt, sostengono che
Heinrich Himmler (Monaco di Baviera 1900 – Luneburgo 1945), il numero tre del Terzo Reich
nonché fondatore del corpo speciale d’assalto delle SS, ordinò ad un abilissimo artigiano
giapponese di realizzare una copia della Lancia di Longino che fosse identica all’originale. Nel
1943, secondo gli autori del testo, la falsa reliquia venne portata a Norimberga mentre l’originale
venne trasferito, a bordo di un sottomarino, l’U-Boot 530, in un nascondiglio segretissimo da
qualche parte tra le montagne innevate del ghiacciaio Muhlig Hiffman, in Antartide. Il manufatto
sacro, successivamente, venne recuperato da alcuni membri di una fantomatica, misteriosa e a
quanto pare anche molto ben organizzata Società Segreta Esoterica conosciuta come l’Ordine dei
Cavalieri della Lancia Sacra e sarebbe attualmente custodito da un gruppo di fidati iniziati in una
località segreta. Secondo una diversa versione della vicenda la Heilige Lance non fu mai
recuperata dal nascondiglio segreto in Antartide ma si trova ancora in loco, sorvegliata da alcuni
membri dell’Ordine dei Cavalieri della Lancia Sacra al fine di mantenere la giustizia, la pace e
l’ordine nel mondo.