venerdì 30 dicembre 2011

Il Sacro Graal, tra leggenda e verità storica

Le leggende hanno parlato del Sacro Graal, la coppa da cui Gesù e i discepoli avrebbero bevuto

durante l'ultima cena e che permetterebbe di dare la vita eterna, fin dal Medio Evo. Tutto ebbe

inizio con i Vangeli:

Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è

il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati." (Matteo 26:27-28)

Era questa coppa davvero una coppa speciale usata all'Ultima Cena o era piuttosto una normale

coppa da tavola? Con molta probabilità, piuttosto che fatta in metallo, la coppa in questione era

intagliata nel legno o realizzata in gesso bianco o altra tipo di roccia calcarea in cui molte coppe del

primo secolo dopo Cristo erano realizzate. E se così fosse stato, è improbabile che la coppa sia

sopravvissuta attraverso i secoli come avrebbe potuto fare una di metallo.

Tuttavia, nel Medio Evo, questa coppa, fosse essa simbolica o reale, divenne molto popolare.

Secondo lo storico britannico Richard Barber, le prime prove della coppa considerata come reliquia

sono datate al tardo settimo secolo dopo Cristo. Un vescovo franco chiamato Arnolfo viaggiò fino in

Palestina e mise per iscritto il racconto del suo viaggio. Egli scrisse che in una Chiesa del Santo

Sepolcro in Gerusalemme, vide un calice d'argento conosciuto come la "Coppa del Signore".

Tra la basilica del Golgotha e il luogo del Martirio, si trova una cappella in cui è custodito il calice del

Signore, che egli benedisse con le proprie mani e diede agli Apostoli quando sedeva alla cena il

giorno precedente il suo supplizio. Il calice è d'argento, ha la dimensione di una pinta gallica e ha

due maniglie lavorate su ciascun lato... Dopo la Resurrezione, il Signore bevve da questo stesso

calice, secondo quando indicato alla cena con gli apostoli. Il santo Arnolfo lo vide e attraverso

un'apertura del reliquiario dove era riposto, egli lo toccò con mano propria.

Rappresentazione del Sacro Graal

Il termine graal viene dallo scrittore francese Chretien de Troyes che scrisse un romanzo intitolato

Perceval. L'autore morì nel 1190 d.C. prima di completare l'opera. In essa, un giovane cavaliere visita

il castello del Re Pescatore dove vede una strana processione nella quale è presente un piatto d'oro

incastonato di gemme e chiamato "graal". Esso era un oggetto sacro utilizzato per trasportare l'ostia

consacrata. Nella processione, egli vede anche un ragazzo che trasportava una lancia sanguinante

dalla punta, probabilmente un riferimento alla lancia che ferì il costato di Gesù sulla croce (Giovanni

19:34) e perciò si finì col collegare questo graal con un artefatto della Passione. Poiché la storia non

fu mai finita, è impossibile sapere cosa intendesse l'autore.

Cionondimeno, questa storia incompleta divenne la fonte da cui attinsero numerosi autori che si

riproposero di completarla. Le due opere più famose così ottenute sono il Parzifal di Wolfram von

Eschenbach e La Storia del Graal di Robert de Boron. Boron, il quale scrisse agli inizi del tredicesimo

secolo, fu il primo autore a riportare che il Graal si potesse identificare con un artefatto usato

nell'Ultima Cena. Egli scrisse che la coppa fu trasportata da Gerusalemme alla "terra in Occidente"

(forse la Gran Bretagna) dove divenne il fulcro della leggenda di Re Artù.

La maggior parte degli scrittori medievali descrive il Graal come un qualche tipo di coppa o piatto,

sia in riferimento al piatto in cui Giuda intinse le proprie dita sia in relazione alla coppa da cui i

discepoli bevvero (Cfr. Matteo 26:23,27).

La parola "graal" potrebbe derivare dal latino gradalis che si riferisce a una larga base da portata per

servire le carni. Potrebbe anche essere legata al greco krater, un imponente calice con maniglie.

Quest'ultima è l'interpretazione che gli scrittori successivi preferirono.

Nella terza parte del poema di Boron, Giuseppe di Arimatea, uno dei seguaci di Gesù, ricevette la

coppa da Ponzio Pilato dopo la Crocifissione. Successivamente egli fu imprigionato, ma il Cristo

risorto lo sorreggerà per quarant'anni in prigione, tramite il Graal. Quando venne rilasciato, Giuseppe

costruì una "tavola del Graal" con tredici posti per commemorare l'Ultima Cena, dando subito dopo il

graal al suo fratellastro, Bron, che l'avrebbe trasportata in occidente. Più tardi, Merlino avrebbe

consigliato al padre di Artù di costruire la Tavola Rotonda basata proprio sulla Tavola del Graal di

Giuseppe.

Sempre nel poema di Boron, Giuseppe usò anche il Graal per raccogliere il sangue di Gesù quando fu

sepolto dopo la Crocifissione:

Caro nipote, sappi che questa è la lancia con cui Longino colpì Gesù Cristo sulla croce e in questo

recipiente che è chiamato Graal, sappi che è contenuto il sangue che Giuseppe raccolse dalle Sue

ferite mentre fluiva verso terra, e la ragione per cui lo chiamiamo Graal è che è santo a tutti gli

uomini di valore e a tutti coloro che possono restare in sua presenza; né esso permette il peccato in

sua presenza.

Secondo Wolfram, il Graal dispenserebbe cibo e bevande ai cavalieri affamati, purché spiritualmente

puri:

Perché, se ai tuoi giuramenti terrai fede,

Il Graal di tutti si prenderà cura

Qualsiasi cosa si voglia

Il Graal la concederà:

Piatti caldi, piatti freddi,

Piatti nuovi e piatti vecchi,

Carne che è addomesticata e carne che è selvaggia.

La Tavola Rotonda di Re Artù come trasposizione anglosassone della tavola dell'Ultima Cena

realizzata da Giuseppe di Arimatea

Gli scrittori medievali spesso descrivono un forte legame tra il graal e il corpo e il sangue di Gesù,

dimostrando come fosse un simbolo dell'Eucarestia.

Nel XII secolo, la chiesa cattolica dovette affrontare in Francia la minaccia degli eretici catari, che

sfidavano l'insegnamento della Chiesa nel quale l'Eucarestia era la via per la salvezza. Fu allora

coniato il termine transustanziazione per descrivere la trasformazione del pane e del vino benedetti

da un prete nel corpo e nel sangue di Cristo.

Numerosi calici e coppe nei secoli sono stati indicati come il Santo Graal. Per esempio il calice di

Antiochia, in argento, attualmente conservato al Metropolitan Museum di New York. Venne ritrovato

nel 1908 e apparteneva a una chiesa di Kaper Karaon vicino a Antiochia. È decorato con viti, animali

e dieci Apostoli seduti, più due immagini di Gesù. Questo artefatto è probabilmente databile intorno

al VI secolo d.C.